estate sta finendo

L’estate sta finendo… l’inverno sta arrivando

PROLOGO:
Partiamo dal fatto che è 24 agosto, che mentre tutti stanno ancora in vacanza io sto andando a lavorare.
Specifichiamo inoltre che alle 9 e un quarto del mattino già fanno 30°, che io ci vedo doppio, che i tabaccai sono chiusi e che – non so per quale dannato motivo – al bancomat c’è una signora più che anziana che canta l’opera lirica.
Manco a Game of thrones, un’epicità del genere: se questo è il prologo, figuriamoci il resto.

CAPITOLO 1:
Il fatto che sia lunedì 24 agosto, che i tabaccai siano chiusi, che io abbia solo una banconota da 50 € e una moneta da 1 mi costringe a fare un esperimento sociologico: chiedere 50 centesimi ai passanti sotto la metro per comprare il biglietto.

Esperienza meravigliosa, una vera e propria sfida che ti fa vedere la paura vera negli occhi della gente. (Com’è che dicono i fan di GoT? Ah sì, keep calm and demand trial by combat.)
Comunque, non demordo: chiedo la monetina con gentilezza, mi preoccupo di spiegare anche il motivo per cui mi serve… ma niente.

Cavolo, tutto sommato sono una che sta andando a lavorare, con in mano un iPhone 6 e al polso un bracciale che qualcosa è costato… eppure niente. È come se venissi dal Fondo delle Pulci, amena località immaginaria il cui nome non ha certo bisogno di ulteriori spiegazioni.

Tra sguardi sfuggenti, persone che mi ignorano o che mi propinano scuse improponibili, ci metto poco a capire che ho un problema serio e che, tra l’altro, devo risolverlo anche in fretta. Primo, perché non è proprio il caso di arrivare tardi al lavoro; secondo, perché con la coda dell’occhio scorgo un rivale: Robert Baratheon, lo potremmo chiamare, a causa dei suoi evidenti problemi con l’alcol. Ha grosse difficoltà a camminare nonchè ad articolare quelle stesse parole con cui (anche lui!) chiede cinquanta centesimi per un biglietto.

Sulla carta non sembra un nemico poi così temibile, ma… Hai visto mai riesce a convincere l’unica persona che potrebbe permettermi di salire su ‘sta cazzo di metro? Hai visto mai che proprio lui, questa specie di sovrano dei Sette Regni di Westeros in versione smunta, finisce per sfilare alla piccola Arya Stark qui presente la monetina magica che le serve per raggiungere Lepanto? Beh, arebbe una bella ingiustizia perché Robertino mica deve andare a lavorare in Prati come me.

Al di là delle mie più che giustificate paure, però, alla fine qualcuno si ferma.

È una signora sulla cinquantina, con i capelli lisci, biondi e tinti, che si ferma fa solo perché ha capito male: pensava che dovessi cambiare un euro in monete. Quando realizza che non avrà affatto indietro i suoi 50 centesimi mi guarda malissimo, soprattutto perché sa che se cambiasse idea ora ci farebbe una figura di merda e le pare brutto.

(Ecco, lo sapevo. C’è una Cersei Lannister nella vita di ognuno di noi e io ho appena trovato la mia. Apparentemente gentile e raffinata, ma sotto sotto cattiva come il demonio.)

Compro il mio biglietto, scendo di corsa le scale e salgo in metro anche prima di quel tipo grosso che sembra Sam Tarly. Quello che almeno cinque minuti fa mi ha detto: “Scusa tesó… te li darei pure i cinquanta centesimi ma sto in ritardissimo, se mi fermo so’ perduto.”

(Lo sapete perché Arya Stark riesce a salire prima di lui? Prima di tutto perché lei perché lei è veloce come un serpente e silenziosa come un’ombra; e poi perché il nostro amico, al top della trafelatezza, è talmente preso da Candy Crush che quasi liscia il vagone.)

Morale della favola: non vi giudico, gente, probabilmente pure io avrei fatto lo stesso, però poi non mi sbraitate su Facebook contro Salvini e le sue invettive perché qua mi sa tanto che siamo razzisti prima di tutto contro noi stessi.

CAPITOLO 2:
Giorno seguente.Di nuovo stesso orario, di nuovo stessa temperatura, di nuovo stessi tabaccai chiusi.
Come Daenerys Targaryen ad ogni nuovo ingresso in ciascuna delle città libere, sono costretta a ripetere la stessa identica trafila di 24 ore fa, sebbene con una differenza sostanziale: sto andando a prendere la metro con una saccocciata di soldi spicci in tasca, perché dopo l’umiliazione di ieri col cazzo che mi ci fregano un’altra volta!

Nel silenzio placido delle 9.15, scorgo un anonimo e giovine virgulto seduto nel parchetto del 628; suona la chitarra e canta in falsetto una romantica canzone a me ignota. Amico menestrello, penso tra me e me, non so cosa ti abbia detto la zucca per farti alzare dal letto così presto in questo martedì di fine agosto, per andare a suonare nel parchetto di cui sopra…ma grazie.

Grazie per questi due minuti di buonumore e tranquillità che mi hai regalato mentre facevo il giro del parco. Grazie perché la canzone era bella e grazie perché mi hai fatto sorridere… cosa che peraltro è durata poco, visto che a Furio Camillo, dopo l’exploit di ieri, ormai è partita la moda di “che c’ha 50 centesimi? I tabaccai so’ chiusi…”

Voglio dire:

a) uno non ce po’ ave’ un’idea originale che subito te la fregano…
b) a rega’, siete gli stessi di ieri, guardate che dopo un po’ uno vi sgama…

Beh, chi mi passa il contatto di Salvini ché gli faccio uno squillo al volo?
Ah, vi conviene sbrigarvi, perché se poi chiamo la Cersei Lannister di ieri sono cazzi vostri.

CAPITOLO 3:
Per il terzo giorno consecutivo stesso orario, stessa temperatura, stessi tabaccai chiusi.
Esco di casa, sempre con la saccocciata di spicci in tasca perché ovviamente il problema del biglietto ancora non si è risolto, e sento la proverbiale litania:

“Donne, è arrivato l’arrotino!”

D’altronde, da due giorni vivo in un continuo rimando al Trono di Spade… cade a fagiuolo!

A giudicare dal suono, intuisco che la vettura sta per girare l’angolo e penso: “Uh, quant’è che non vedo l’apetta dell’arrotino!”

(A seguire, arriva una vagonata di ricordi nostalgici, tipo: mia nonna che mi preparava la colazione, la vite americana arrampicata sul balcone della cucina, le avventure di Huckelberry Finn su Italia1 la mattina presto e l’imperdibile puntata quotidiana di Bis dello zio Mike.)

Detto fatto, decido di fermarmi ad aspettare che il camioncino in questione giri l’angolo, per rivederlo e giocare alla piccola Proust de noantri, giusto quei dieci secondi prima di andare a lavorare. Il suono si fa più forte, la vettura sbuca dall’angolo e mi passa di fronte. Solo che non è il camioncino verde e malandato che ricordavo io… è un’Alfa Mito nuova fiammante su cui il classico megafono stona come uno striscione di Katy Perry al concerto di Lady Gaga. Merda.

Improvvisamente e con una acre punta di rodimento di culo, odio quello e tutti gli arrotini del mondo per tutta una serie di motivi che non è difficile immaginare.

Inizio a camminare verso la metro e – puntuale come il proverbiale orologio svizzero – chi trovo, appollaiata sulle scale della fermata di Furio Camillo? La stessa signora che da due giorni si piazza davanti al distributore automatico, sostenendo (okay) che il tabaccaio è ancora chiuso e che lei ha sempre 30 centesimi per fare il biglietto (un po’ meno okay, io mi so’ attrezzata: attrezzati pure tu, no?).

“Bella signorì, che ce l’hai 30 centesimi pe’ fa’ er biglietto?”
“E no, che non ce li ho 30 centesimi… so’ tre mattine che me li chiede, almeno faccia un giorno sì e un giorno no! Che cavolo!”

Mi dispiace, signora, le do una notizia: il cognome non è più Stark, ma Lannister. Sono ormai lontani i i giorni in cui – vittima degli eventi – mi battevo per la sua causa. Se vuole sapere il perché di questo brusco voltafaccia, lo chieda pure al concessionario dell’arrotino…
…di cui probabilmente Salvini è proprietario.

EPILOGO:
Per l’ennesima volta, stessa temperatura, stessi tabaccai chiusi, ma oggi per la prima volta in quattro giorni ho un quarto d’ora di ritardo. Così, niente Robert Baratheon, Sam Tarly di Candy Crush e niente Cersei Lannister presa in contropiede, ma solo turisti organizzati e perfettamente autonomi.

In più, adesso sono una Lannister e – si sa – i Lannister pagano sempre i loro debiti. Dunque, ho comprato la tessera dell’Atac e con i cinquanta centesimi ho chiuso.
Eh già, amici miei, l’estate sta finendo, l’inverno sta arrivando
Perciò, no Martini no party: fine della (mia) saga. Vi tocca ricominciare Game of Thrones.
Quello vero.