I DIECI COMANDAMENTI METROPOLITANI – OTTAVO

OTTAVO COMANDAMENTO:

NON DIMENTICARE GLI PSICOFARMACI

Nel torpore assonnato delle nove del mattino, sale a bordo una signora sulla settantina vagamente rassomigliante alla Regina di Cuori di Alice nel paese delle meraviglie.

Compie qualche passo verso il centro del vagone, si ferma davanti a un ragazzo di colore, lo squadra da capo a piedi con aria accigliata e poi – dal nulla – si scaglia contro di lui, investendolo con una raffica di insulti che (normalmente, ma soprattutto di questi tempi) mi trovo a disagio a ripetere per iscritto. Il poveretto proprio non ce la fa a rimanere calmo e a ignorarla: reagisce, e di brutto. Si innesca così una schermaglia verbale dai toni violenti che iniziamo a seguire più o meno tutti.

A un certo punto, lei gli chiede: “E tu pensi che credo a tutte ‘ste cazzate che stai a racconta’? E mica so’ matta!”

E lui: “Beh, certo. Sei matta sì, mi pare ovvio.”

Evidentemente, la nostra amica ha accusato il colpo e non riesce a replicare. Si gira di scatto verso una distinta signora seduta accanto a me e la indica.

“Tie’, guarda là.” Gli ringhia contro. “C’è una tro** che ti aspetta, vatti a far fare una pom**.”

Neanche aspetta la replica, la cara Regina di Cuori, e continua camminare verso il prossimo vagone. Si avvicina a un gruppetto di tre ragazze sedute poco più avanti e rivolge loro la parola con l’aria di chi cerca comprensione.

Da dove mi trovo io non c’è modo di captare l’audio del dialogo, ma dopo poco vedo una delle tre alzarsi e andar via, probabilmente per non metterle le mani al collo.

(Mi piacerebbe sapere che tipo di variopinti insulti le abbia diretto, l’amabile vecchina.)

Ormai, la folkloristica Regina di Cuori viene squadrata da tutta la popolazione a bordo, turbata da un evidente, inquietante sostrato di paura. Lei non lo sa, non se ne accorge o fa finta di non saperlo e continua la sua cavalcata trionfale in cerca di persone che le diano man forte in questa sorta di complotto universale ai suoi danni.

Purtroppo, però, i suoi tentativi finiscono sempre male perché i suoi estemporanei quanto violenti “tro**!”, “putt***!”, “negro di m****” e tutto il resto li sento benissimo anche io che mi trovo lontano. Riesco anche a vedere una povera, ignara signora che sale a bordo e la sfiora leggermente nel tentativo di farsi strada beccandosi un bel: “Ah ecco quest’altra, tiè! Mo glielo spiego io a tutti, che razza di tro** che sei te e pe’ che pizzi della Casilina te possono trovà de notte!”

(Epico.)

Purtroppo ormai la Regina di Cuori è davvero troppo lontana rispetto a me, per poterne apprezzare ancora il turpiloquio irrefrenabile; posso, però ancora godere del poetico spettacolo di lei che fende la folla e della gente che si ritira istantaneamente al suo passaggio.

Sembra Mosè col Mar Rosso, giuro, e a me rimarrà per sempre un amletico dubbio: era un happening organizzato o un caso di sindrome di Tourette?

Non lo so e non voglio esprimermi, non posso far altro che scolpire nella roccia l’ottavo dei miei 10 comandamenti metropolitani:

NON DIMENTICARE GLI PSICOFARMACI

(Perché ci sarà sempre qualcuno che ne avrà più bisogno di te.)