Terapia d’urto sul 343

Con questo racconto, Maria Carla Marini si aggiudica il premio

per il miglior racconto ambientato in autobus di Férmate 2019,

il primo concorso per viaggiatori metropolitani sull’orlo di una crisi di nervi,

indetto da Giulia sotto la metro.

Roma – Piazza Ungheria – Studio del noto psicanalista Dott. Angelo De Robertis, specializzato in lotta contro le dipendenze.

Ignazio, da quando ci conosciamo io e lei, eh? Anni…anni in cui ho tentato di aiutarla. Lei è un paziente “ostico”, “criptico. Non abbiamo risolto, mi passi il francesismo, una beata mazza. Ma non di quelle piccole, carine e spiritose. Una di quelle enormi, elefantiache, necessitanti di porto d’armi. Devo darle una scossa! Le affido un compito.”

Che genere di compito?”

E no, partiamo male! La risposta corretta è sì Dott. De Robertis, con estremo piacere! Fra dieci giorni ho il convegno a Ginevra di cui le ho parlato tante volte e del quale sono sicuro lei non ricorda nulla.

Discuteremo di quali meccanismi mentali vengono attivati quando un benestante si immerge in un contesto sociale diverso dal proprio: deve prendere i mezzi pubblici e scrivere una sorta di reportage.

Anche lei è ricco, perché io e non lei?”

Vuole la sua prescrizione di Xanax?”

Mi ricatta?”

Mi ascolta?”

Però mi scusi, rispondere a domanda con altre domande non è corretto!”

Accipicchiolina, ora terminata! Che peccato la devo proprio salutare, i 250 euro della seduta li lasci pure a Rebecca e ci vediamo giovedì prossimo, esegua il compito!”

Elaboro nell’immediato una serie di pensieri :

a) Questa volta chiedo la fattura!

b) Lo Xanax mi serve come il pane.

c) Idem la coca.

d) La troverò a San Basilio.

e) Mi hanno ritirato la patente, andrò in autobus così questo rompicoglioni avrà il suo temino.

A giovedì!” Già pregusto la faccia sconvolta di Rebecca alla richiesta di pagamento solo dietro regolare fattura. Che poi… io sarò pure un ricco figlio di papà, viziato, fancazzista, ma questo è specializzato in dipendenze e mi fa venire voglia di sniffare? Mah…

Il mio primo viaggio sul 343 direzione San Basilio” di Ignazio De Marinis

Un taxi mi porta alla stazione Ponte Mammolo e da lì mi dirigo verso la fermata degli autobus. Lo noto da lontano: il 343, il mio primo autobus romano. Mai avuta la necessità di usufruire dei mezzi di trasporto pubblici, ad eccezione del ritorno dal viaggio in Oriente nel 1999 (regalo per l’esame di maturità ed è da lì che inizia la mia avventura con oppiacei e droghe varie). I tre mesi più rilassanti della mia vita vanificati da un vagone metro pieno di gente nervosa e dall’ascella ribelle. Oggi il Dott. De Robertis mi costringe a bissare l’impresa.

L’autista fuma e parla al telefonino in attesa di salire sulla vettura.

Ma li mortacci de pippo, quanto cazzo spigne Immobile? Sì, sì… Marina viene. Ah… Marta non c’è? Allora Marina sta bona a casa ahahah. Dai, famme anna’ che devo porta’ i poracci. Eheh sempre abbasso la Riomma!”

Salgo sul 343 e mi accingo ad obliterare il biglietto. La macchinetta non sembra gradire. Lo spingo a fondo ma non ottengo risultati. Un signore sulla settantina, magro come un chiodo e con in bocca una manciata di denti messi lì a casaccio mi invita caldamente a desistere.

Ao’, me sa che nun hai capito…  è rotto!”

Ah… già… ok, se salgono i controllori?”

Ma siedite: l’ultima volta che ho visto uno di quei cosi quel fregnarolo de Berlusconi era Presidente.”

O-ok… mi siedo?”

Ao’… me pari rincojonito… e siedite, li mortacci tua!!!”

Ringrazio abbozzando un sorriso e mi accomodo su di un sedile dalla fantasia anni ’80 tappezzato di materiale ignoto, che in estate è proprio l’ideale per saune deretaniche di un certo livello. Mi chiama sul cellulare Alfonsino.

Ignazio bello t’aspetto alla fermata davanti il campo rom, ma che è ‘sta cosa che prendi l’autobus ? Non te ce facevo. A proposito… Ignà… tu lo sai che da me c’hai il conto aperto, ma Cobretto vòle i sordi.”

Certo, giusto…”

Ignà… Cobretto è matto, nun ce sta con la capoccia!”

Mio padre versa ogni 15 del mese… oggi è 11. Digli che ad impossibilia nemo tenetur.”

Vabbè… riferisco che a stoviglia nemu… lassamo perde, t’aspetto”

Chiudo la chiamata e noto un pitbull. Senza museruola. Il padrone del cucciolone avrà addosso130 chili di muscoli al gusto anabolizzante, canotta aderente giallo fosforescente, glabro e pieno di tatuaggi. Centinaia di tatuaggi. Bacia con passione una ragazza magra, piena di piercing e dal pantaloncino inconsistente. Causa attività amatoria, mister Muscolo molla il guinzaglio. La bestiola incredula non trova di meglio da fare che azzannare il mio braccio destro. Tento di colpirlo con il cellulare, il risultato è scoraggiante: si spacca il vetro e il cane non molla la presa. Il padrone, in maniera serafica, fischia e intima di fermarsi.

Pulcino… stop!” E così molla il suo spuntino di metà mattina e torna scodinzolando dal suo padrone.

Di chi è quel cazzo di cane!?” Grida l’autista non prima di aver effettuato una brusca frenata.

Una signora sulla quarantina, pantacollant rossi, top nero e smalto fucsia, mi cede il suo golfino per tamponare la ferita… ehm, lo squarcio.

Strigni forte, ché sennò te mori.”

Grazie!”

Damme 60 euro, nun lo vedi che è de Versace?” Uhm… Vèrsace da bere, sarà una linea della collezione passata.

Guardi, ho solo 50 euro.”

Solo perché me fai pena. Damme ‘sti 50 pippi.” Pago e prosciugo le mie ultime risorse economiche.

Siamo in fermata. Salgono due controllori. La situazione degenera , tutti tentano di scendere ma vengono bloccati dai due. Ci pensa Pulcino a riportare l’ordine.

Tieni a bada quel coso!”

Questo coso te se magna, si nun scenni mo!” Risponde mister Muscolo.

Simpaticone, devo chiamare i carabinieri?”

Se parli ancora te conviene chiama’ pure l’ambulanza… l’hai visto quello? Pulcino l’ha usato da antipasto, ma con voi ce scappa l’abbuffata!” Ribatte prontamente l’anabolizzante che è in lui.

Salve!” Intervengo cordialmente alzando il braccio sanguinante.

Vabbè, solo per oggi… capo apri le porte che scendiamo!” L’autista obbedisce e scoppia un fragoroso applauso.

Hai visto!?” Fa il vecchietto sdentato rivolgendosi al sottoscritto. “Quel fregnarolo di Berlusconi… mortacci, ce volevano multa’… anfami!”

Dal finestrino noto Alfonsino, tuta bianca, ciuffo alla Elvis, Nike rosse. Che scendo a fare? Non ho più soldi.

Signora, come posso raggiungere un ospedale?”

Scenni a Piazza Sempione, prendi il 90, te fai un pezzo a piedi e sei arrivato al Policlinico.”

Grazie di tutto!” Le sorrido tentando di trasmetterle tutta la mia gratitudine. Una sensazione nuova, profonda e catartica: la mia svolta popolare.

Grazie ar cazzo, m’hai rovinato l’outfit!” Ecco, appunto…

Concludo facendo notare che in tre anni di terapia non ho mai smesso di drogarmi e che oggi, per la prima volta, ho detto no alla coca. Accipicchiolina Dott. De Robertis bastava salire sul 343… ma, mi dica, sono molto curioso… come è stato staccare la prima fattura dal blocchetto delle ricevute?