Cara Giulia,
ti scrivo per rivelarti un segreto: Roma è una città difficile, siamo tutti d’accordissimo… però anche Milano non scherza per niente.
Il sempre ridente capoluogo lombardo ha avuto su di me effetti per niente carini, tipo che da un giorno all’altro mi son ritrovata da Zara a comprare delle ballerine (!) e da un parrucchiere a tagliarmi i capelli corti, molto corti. In quel periodo, come se non bastasse lo svantaggio dovuto da scarpe e taglio, ho ben pensato di comprarmi anche degli occhiali viola con le punte all’insù, tipo gatto, o segretaria favolosa se sei una gnocca. Da sfigata, se non lo sei.
Così conciata, coi capelli corti, le ballerine e gli occhiali, una s’era d’inverno freddino del 2012 ho preso la metro che dall’allegra Cascina Gobba mi avrebbe riportato a casa.
Io tutt’oggi mi racconto che la colpa era della nebbia, che a Milano non c’è ma nell’hinterland sì, fatto sta che mentre salivo sul mio vagone un signore e il suo bambino mi hanno fermato per chiedermi un autografo.
Mi sembrava prematuro, visto che ai tempi ero una stagista a Mediaset, al che ho chiesto: “Maaa… in che senso un autografo?”
“Sei Arisa, no? Mio figlio va pazzo per le tue canzoni, ce lo fai un autografo?”
“No guardi, sta sbagliando persona… mi spiace”.
Questo buon uomo però non era convintissimo del mio non essere Arisa e con aria sfavata ha concluso il discorso con un dolorosissimo: “Vabbè, se non vuoi non farcelo st’autografo…”
E quindi nulla, io son rimasta lì, nel vagone vuoto, triste e sconsolata senza nemmeno la voglia di mettermi a sedere in uno dei settecento posti liberi. Perché insomma, quando la gente è DAVVERO convinta che tu sia Arisa nella sua versione 2012 e non nella versione Giudice di X Factor ripulita… beh, è grasso che cola se dalla metro non ti ci butti.
Tu che ne pensi, Giulia? Con affetto,
Francesca
Cara Francesca, io penso che se il tuo cantante preferito è Michael Bublè ti sentiresti in imbarazzo a essere scambiato per Bon Jovi; o che se il tuo idolo è Lady Gaga, ti darebbe fastidio se qualcuno ti prendesse per Katia Ricciarelli. Nel mio caso, sicuramente un paragone con Arisa non mi avrebbe reso la persona più entusiasta del sistema solare. Di fronte a tanta insistenza, però, quasi quasi io il benedetto autografo lo avrei rilasciato: intanto avrebbe fatto felice il bimbetto… e poi, l’avrei considerata la mia prova generale come sosia dell’artista in questione.
Nel caso in cui mi andasse per stracci la carriera, intendo.
Che ne sai, magari come sosia di Arisa alle feste di compleanno delle elementari si guadagna bene.
Un bacio,
Giulia sotto la metro