Cara Giulia, devo scriverti di nuovo perché sono sicuro che questa nuova assurdità targata Metro B non vorresti perdertela per niente al mondo.
Sto lì che – grazie a un orario particolarmente morto – mi godo la veramente misera densità di due sole persone a metro quadro, quando noto una graziosissima signorina, fasciata da aderentissimi leggings, che definisco bianchi solo perché non mi piace parlar male della gente (…ma allora spiegatemi perché vedo da qui il perizoma nero.)
All’improvviso, la sento rivolgere con voce alta e contrariata una pesante accusa ad un giovine nerd in giacchetta e portatile.
“Oh! Ma te me stai pòpo a toccà er culo! Ma n’te vergogni? Schifoso!”
Il tipo nerd, acceso di rosso-bordeaux, imbastisce su due piedi una spontanea quanto elaborata arringa, coacervo di sillabe prive di logica e senso: se da un lato la signorina sta cercando di comprenderla, dall’altro qualcun altro non ha intenzione di farsi ingannare dalle apparenze. Qualcun altro che ha capito tutto, o che se non altro ne è ciecamente convinto.
Trattasi di un’attempata matrona che sfiora il quintale: sfoggia una tunica nera a fiori lilla Dolce & Cartagine e un’austera crocchia celtìbera, trascina un carrello della spesa blindato e apostrofa il nerdacchiotto alludendo all’accusa di cui sopra.
“…hai capito! ‘Sto fijo de na gran mignotta!”
(Prossima fermata… Garbatella. Uscita lato… sinistro.)
“Aho, dico a te: te ne devi da annà! Devi da sparì, sinnò chiamo ‘e guardie: ha’ capito? ‘Sto pezzo de mmerda…”
(Prossima fermata… Garbatella. Treno per Laurentina.)
Il mio senso critico di cittadino garantista, a questo punto, mi impone delle domande.
Sarà veramente colpevole il povero nerd?
Avrà veramente assistito la signora alla criminosa azione?
Ci sarà a bordo di questo vagone qualcuno che, oltre a me, abbia accarezzato col pensiero l’ipotesi che il vero reato qui sono i leggings tatuati della vittima urlante e non il povero sfigato?
(…che tra l’altro – lasciatemelo dire – ha le mani occupate dal suo prezioso portatile e proprio non si capisce come abbia fatto a fare ciò di cui lo accusano. Ma comunque.)
Purtroppo, i pressanti interrogativi sono destinati a rimanere senza risposta, perché all’approssimarsi di Garbatella il poverello, ridotto ormai al calor bianco, si lancia verso la porta ed esce giusto un attimo prima della delibera di linciaggio mentre a bordo segue un acceso dibattito, dominato – ma guarda un po’ – dalla signorina col pantalone tatuato. Racconta più volte l’accaduto, aggiungendo ogni volta dettagli piccanti e commenti indignati. Ad ascoltarla, una buona quindicina di amazzoni di 80 anni e 80 kg, carrellate da guerra pronte a dire la loro sui mali della società moderna, de indernètte e della celeberrima marmitta catalitta.
Dalla linea B è tutto,
Luca
Caro Luca,
questo tuo racconto è una specie di bomba a orologeria in incognito, vista la discreta densità di argomenti sensibili e attuali che nasconde tra una battuta e l’altra. Io parlo solo di metropolitana per definizione e per scelta non metto bocca in argomenti più grandi di me: lascerò quindi ai lettori il compito di definire colpevoli e innocenti in questa vicenda. Lascio però anche una domanda esistenziale alle rappresentanti del gentil sesso…
…ma se i leggings erano davvero così stretti e attillati come Luca dice, ma a questa benedetta ragazza il perizoma non faceva più male che bene?
Ai posteri l’ardua sentenza e a Luca un saluto da
Giulia sotto la metro