David Letterman sotto la metro

(Due viaggiatrici metropolitane, nonché comunicatrici di professione, si incontrano lungo i binari: Giulia Sotto la Metro & LaBinanti del BohBlog… signori, l’intervista è servita!)

GSM: And so, Binanti… tell me: dopo quest’anno di paura e delirio in London town, che ci racconti?

BBB: Well, I have to admit it… è stato veramente un anno intenso, ricco di sorprese e di…

GSM: Oh, I’m sure it was… ma in effetti a noi non ce ne frega un cazzo! Andiamo al sodo, Binanti: parliamo della metropolitana!

BBB: …Sorry?

GSM: Sorry de che? Hai vissuto un anno nella città con la più antica metropolitana del mondo, mentre noi siamo rimasti qui a smadonnare contro l’ATAC più disorganizzato dell’universo… E mi vuoi dire che non hai niente di super cool da raccontarci?!

BBB: Rischi di rimanere delusa, sister…

GSM: Mettimi alla prova!

BBB: Okay, you wanted it!

(Ci siamo! LaBinanti del BohBlog sta per stupirmi con effetti speciali very british: sono tutt’orecchi!)

BBB: Devi sapere che alcune stazioni della metro londinese – tube, si chiama in gergo – sono anche molto profonde. A Hampstead, per esempio, ci passa la nera, la Northern line, che lì raggiunge i 58,5 metri di profondità. Hai idea di quanti siano?

GSM: Un botto, direi.

BBB: Appunto. Figurati che là sotto neanche prende il cellulare, quindi, come scendi le scale mobili, sei colta da un senso di oppressione e solitudine raro.

GSM: E ci credo, Federì! Ascensore per l’inferno… tanto per dirne una.

BBB: Diciamo che più scendi nell’abisso, più hai la sensazione di addentrarti in una dimensione parallela, come nel film Inception.

GSM: Quello con Di Caprio?

BBB: Brava, che mo’ che ha vinto l’Oscar stiamo pure sul pezzo! Hai presente che nel film lui aveva con sé un totem?

GSM: …un che?

BBB: Un totem.

GSM: …quello degli indiani?

BBB: Ma no! E ci lavori pure in televisione! Ma… l’hai visto il film?

GSM: Eh sì… ma avevo un foglio con le spiegazioni per capire il film, solo che al buio non leggevo niente e sono più le cose che mi sono persa che quelle che mi ricordo!

BBB: Annamo bbene, proprio bbene Giu’! Te lo spiego io allora… Il totem è un piccolo oggetto personale che deve avere una peculiarità nota solo al suo possessore e che serve a farti capire se ti trovi nella realtà o nel sogno di qualcun altro. Il mio, per esempio, era un polpettone col picchiapò che, se fatto rotolare, gira all’infinito.

(La romanità ha preso il sopravvento, ma va detto che LaBinanti ne sa davvero una più del diavolo, eh?)

GSM: Quindi non è tutto oro quel che luccica! Pensavo che almeno nella perfida Albione sotto la metro tutto fosse perfetto e impeccabile!

BBB: Ma scherzi? Lo sai che nella metro di Londra avvengono in media cinquanta suicidi all’anno?

GSM: Quanti?!

BBB: E non sono neanche tanti, se consideri qual è una delle cause principali.

GSM: Il clima uggioso?

BBB: No, l’alcol.

GSM: Ahahah! Anzi no, scusa. Non c’è un cazzo da ridere. Spiegami meglio, perché non sono sicura di aver afferrato il concetto.

BBB: Beh, intanto tieni presente che stiamo parlando della patria del binge drinking, ossia quella pratica che porta a sfasciarsi d’alcol nel minor tempo possibile per poter essere così in grado di affrontare il terrore più grande di ogni inglese: le relazioni sociali.

GSM: Ah, ecco. Così stanno messi? E noi che ci lamentiamo del governo!

BBB: In più, se tieni presente che il mantra sociale “mangia-prega-ama” per i londoner diventa “mangia-fai soldi-entra in coma etilico”, non c’è praticamente da stupirsi.

GSM: Certe volte mi fai paura, donna.

BBB: Lo prendo come un complimento! Ma guarda che non scherzo! C’è addirittura una linea della metro, la Jubilee line, che ha degli schermi in vetro protettivi a ogni fermata. Un po’ come er ponte de Ariccia e la sua rete di protezione. Solo che là ti fai un volo di sessanta metri, per di più immerso nel verde, e non ci pensi più. Invece, questi che optano per l’opzione splatter e si lasciano arrotare dal treno in corsa, io proprio non li capisco.

GSM: Per un tuo senso etico di attaccamento alla vita?

BBB: No, per i disagi ai trasporti.

GSM: Ah.

BBB: E scusa, eh? Ma io me domando e dico, con tanti modi che esistono al mondo per andartene al creatore, devi scegliersene proprio uno così incivile, efferato e pure egoistico? Lo sai che poi traumatizzerai a vita l’autista del convoglio, che magari per quel giorno aveva altri programmi che non contemplavano fare il remake di Hostel? E soprattutto lo sai che sarai causa del disagio più temuto dai londinesi, ovvero l’essere in ritardo?

GSM: Giusta riflessione, concordo.

BBB: E ci mancherebbe! Pensaci: i passeggeri quel giorno manderanno a puttane la loro agenda giornaliera e manderanno al suicida tanti di quei morti (l’anima de your dead ones, per gli anglofoni), che non saprai a chi dare il resto.

(Il punto di vista de LaBinanti mi colpisce come un fulmine a ciel sereno. Me lo devo segnare.)

GSM: Okay, ricapitoliamo: prendere la metro a Londra bisogna non soffrire di claustrofobia, portarsi dietro un polpettone col picchiapò, limitare l’alcol e ricordarsi che un eventuale suicidio ti farà arrivare tardi a destinazione.

BBB: Esatto. E già che ci siamo, ricordati anche di tenere la destra sulle scale: stand on the right! All the time! Non sia mai ti fermi a ciondolare sulla sinistra mentre mandi i meme di Chef Rubio alle amiche, ché poi chi va di prescia ti si incolla senza tanti complimenti.

(Sarà fatto, Miss LaBinanti. E una volta o l’altra torniamo a Londra insieme. Con la metro, però… ché con l’aereo uno non sa mai come va a finire.)