Blade… Ottavianer

Io, replicante sotto la metro, ne ho viste cose che voi umani automobilisti non potreste immaginarvi…

Ho visto rotoli di coppa fuoriuscire dalla vita bassa di pantaloni in fiamme al largo dei Bastioni di Giulio Agricola…

Ho visto quintalate di copertoni Michelin balenare fuori da magliette e felpe troppo corte e dalle bretelle di canottiere attillate, nel buio, vicino alla porta di Porta Furba…

E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia, in una mattina plumbea in quel di Re di Roma.

Ma mai, mai potrò dimenticare la visione di quel paio di etti di cellulite che debordavano con prepotenza da un paio di camperos di finto serpente con tacco dodici a pianta larga, in quel crepuscolo d’estate proprio accanto ai tornelli di Ottaviano.

Quella mattina, per me, fu tempo di morire.

(Scegliete voi, se vada immaginato sulla mia faccia sconsolata e afflitta o su quella di Rutger Hauer con la tessera dell’Atac in mano.)