I DIECI COMANDAMENTI METROPOLITANI – SESTO

SESTO COMANDAMENTO:

NON FERMARTI SULLA PORTA DEL VAGONE

Sono le dieci e un quarto, quando arrivo a Lepanto in un ritardo lievemente accennato ma non irreparabile. Mi alzo dal mio posto e mi metto pazientemente in fila per uscire dal vagone, dietro a un signore anziano, una coppia di ragazzi e due turisti asiatici sicuramente diretti verso il Vaticano.

Il gruppetto procede senza troppa frenesia, così che quando arriva il mio turno di uscita le porte sono sul punto di richiudersi. O per lo meno, così sembra all’unico ragazzo sulla banchina che – giunto al limite della sua (esigua) pazienza – proprio mentre sto per mettere il piede fuori dal vagone mi punta e mi si scaglia contro con la foga di un toro che ha appena visto rosso.

“E lèvete dal cazzo, rincojonita!”

Un approccio del genere, lo riconosco, meriterebbe senza dubbio una risposta degna di tale nome ma purtroppo al momento non la posso fornire, perché sono troppo occupata a scrostarmi dal palo contro cui il tipo mi ha spiaccicato. Riesco comunque a lanciargli una silente maledizione con lo sguardo, che lui recepisce e a cui è  molto felice di dare seguito oralmente.

“Che cazzo ti guardi, stronza? Mortacci tua, me stavi a ffa’ perde’ la metro!”

Cerco disperatamente di non perdere la calma e mentre finisco di ricompormi gli faccio presente che: “Se non sbaglio, mi sembra che tu sia entrato…”

“E grazie ar cazzo! Mica me posso ferma’ a ogni zoccola che me trovo in mezzo alle palle.”

Ineccepibile, ma – lo sento forte e chiaro – sta iniziando a chiudermisi la giugulare.

“Ma qual è il tuo problema esattamente, me lo spieghi?”

“Er problema sei te e te devi sbriga’ a’nnatten’affanculo!”

Sono ormai sulla banchina mentre vedo il suo sguardo farsi sempre più feroce e i suoi pugni iniziare a percuotere violentemente il vetro del vagone: “Affanculooo!” Urla come posseduto dal demonio. “Vatten’affanculooo!”

“Mo’ ce vado” gli dico dall’altra parte del finestrino, badando bene a scandire ogni singola parola e nel contempo ipotizzando quale tipo di sostanza stupefacente possa aver innescato tutto ciò. “Ma tu renditi conto che stai a ffa’ tutto ‘sto casino, quando le porte della metro so’ ancora aperte.”

Mentre finalmente per opera della misericordia divina le fottute porte si richiudono e la metro inizia ad allontanarsi, continuo a sentire il suono ritmico dei suoi pugni e l’eco lontana dei suoi vaffanculo. Fortunatamente, mi accorgo che dal fondo della banchina sta arrivando una collega in mio soccorso e mentre l’aspetto non posso far altro che scolpire nella roccia il sesto dei miei 10 comandamenti metropolitani:

NON FERMARTI SULLA PORTA DEL VAGONE

(…ché alcuni tossici potrebbero non prenderla bene.)