I DIECI COMANDAMENTI METROPOLITANI – SETTIMO

SETTIMO COMANDAMENTO:

NON ESAGERARE CON L’ALCOL

Sono più o meno le otto di sera, quando a Manzoni sale a bordo una signora che dall’aspetto mi azzarderei a definire russa o ucraina. Si lascia precedere (e seguire) da un odore di distilleria chiusa da anni e improvvisamente riaperta al pubblico così com’è, cammina a piedi scalzi con i sandali i mano e inizia a sdilinquirsi al di là di ogni ritegno con due improbabili soggetti che, a pochi passi da me, la guardano con vivo interesse e un’evidente difficoltà a trattenere la sghignazzata.

(Diamogli torto, se vogliamo, ma ricordiamoci sempre che a questo mondo l’impresa eccezionale è essere normale.)

Lei li fissa, sembra comprendere la complessità della situazione e annuncia con voce alta e fiera: “Perdonatemi, signori,  ma mi sento molto più comoda a vivere così!”

(Così come? Mi chiedo io, senza capire se si riferisca ai piedi scalzi o alla sbronza in corso. E quindi, nel dubbio, decido di alzarmi per far sedere un vecchietto che è appena entrato a bordo.)

Uno dei due soggetti, con accento indefinito e tono mirabilmente educato, le dice: “Certo, signora, certo. Ma se vuole dietro di lei c’è un posto libero…”

Che sia un chiaro invito a levarsi di mezzo, io lo capisco benissimo. Lei invece no, o per lo meno finge di non capirlo al punto che se lo fa ripetere per ben tre volte di fila rispondendo puntualmente con una risatina svampita, accompagnata da un goffo scuotimento di capelli.

Alla fine si arrende e risponde: “…un posto libero, dice? Ah grazie ma no: lo lascio agli anziani… sono giovane, io!”

(Non c’è bisogno di dirvi che avrà almeno cinquant’anni e che ne dimostra anche qualcuno in più, vero?)

Imperterrita, continua a ronzare intorno alle sue due noncuranti vittime e io vi giuro che sto cominciando ad ammirare la sua ebbra caparbietà. E anche i piedi scalzi, perché nel frattempo nella calca un paio di pestoni deve averli per forza rimediati.

Passiamo Re di Roma e passiamo anche Ponte Lungo: per me è ora di scendere, ma faccio in tempo a vedere la sua espressione sdegnata quando decide di arrendersi e di andarsi a sedere accanto al vecchietto a cui prima avevo ceduto il posto.

Sarà stato l’alcol a piegarle le gambe una volta per tutte? Sarà stato un sopito senso di decenza spuntato all’improvviso da chissà dove? Saranno stati i piedi doloranti?

Mentre mi avvio verso casa continuo a chiedermelo, ma per il resto non posso far altro che scolpire nella roccia il settimo dei miei 10 comandamenti metropolitani:

NON ESAGERARE CON L’ALCOL

(E non solo sotto la metro, ché poi il fisico ne risente.)