Madri e figlie sotto la metro

Bella serata di settembre.

Esco dal lavoro e stranamente sono di buon umore, o comunque non ancora in modalità Notte dei morti viventi. Probabilmente perché mi è venuto a prendere mio marito che oggi – in via del tutto eccezionale – farà il viaggio di ritorno verso casa insieme a me.

Prendiamo la metro a Ottaviano, riusciamo a metterci subito entrambi a sedere e ci apprestiamo a goderci in santa pace la traversata. A Spagna, capiamo troppo tardi che avremmo dovuto comprare dei popcorn, perché lo spettacolo vero sta per iniziare proprio adesso.

Le vediamo entrare e le inquadriamo dal primo istante: due mamme di Roma nord curate e acchittate, di età indefinita ma ipoteticamente meritevoli dell’appellativo ormai ben noto di MILF, con al seguito due mini veline delle elementari, una bionda e una mora.

(…delle elementari di Beverly Hills 90210 o Pretty Little Liars, almeno.)

“Mamma!” Dice la biondina, che fino a un attimo prima era intenta a confabulare sottovoce con l’amichetta. “Tu hai fatto surf, vero? Diglielo, ché lei non ci crede!”

“No, non ho fatto surf…”

“Ma come no?! Io ti ho visto! Alle Barbados, l’anno scorso…”

“Ma no…” si schernisce la mamma, che forse – al ricordo dei Caraibi – si è sentita in dovere di essere più precisa. “Era la tavoletta piccolina… quella lì… come si chiama?”

Purtroppo, il resto dei ricordi si sono fermati alle Barbados e nessuno è in grado di specificare che l’oggetto misterioso di cui stanno parlando si chiama body surf.

(In realtà mio marito ed io si…

Ma chi siamo noi per rovinare questo momento di esibizionismo familiare, così squisitamente grossolano? Nessuno.

Appunto.)

Dato che l’aneddoto del surf non ha portato all’ agognato scoopqualsiasi esso potesse essere – le bambine hanno ripreso a chiacchierare tra loro di altri argomenti.

“Lo sai che la maestra di arte ha sgridato Luca?” Sta dicendo ora la moretta.

La biondina le risponde con l’aria di chi sul tema ne sa a vagonate da sempre: “Allora lo vedi che avevo ragione io, su quella vecchiaccia infame?”

“…ma a me sta simpatica, la maestra di arte…”

La moretta ha accusato il colpo. Si evince dal cambiamento di tono della sua voce, ma all’altra non sembra fregargliene poi granché.

“E ti stupisci? Tu pensi sempre tutto il contrario di quello che penso io!”

“Tutto tutto?” (Moretta sempre più mogia.)

“Sì.” (Biondina sempre più noncurante.)

“E allora come facciamo a essere amiche?”

La domanda ci appare molto appropriata, ma lo è ancor di più il commento che ne fa l’altra mamma. Quella che – probabilmente – invece che fare body surf alle Barbados è andata a fare snorkeling in Polinesia.

“Queste due sembrano i vecchietti sul loggione del Muppet Show, te li ricordi?”

No. Niente, non ce li ha presente. Come il body surf.

In pratica, questa non si ricorda niente.

(O è una proprio distratta, o si è bruciata il cervello con vai a sapere cosa. Non voglio, però, dare ulteriore adito alle supposizioni ardite di una cronista metropolitana impertinente. Facevo solo per dire. Anche perché oggi sono in dolce compagnia e non voglio fare brutta figura.)

Al contrario della mamma surfista, però, i due adorabili vecchietti se li ricorda molto bene il ragazzo dai capelli variopinti e l’abbigliamento a dir poco stiloso che è seduto di fronte a loro, il quale nel cogliere il paragone ha iniziato a ridere e non ha ancora smesso. Se le guarda compiaciuto, le due mamme e le due figlie che in questo momento si stanno litigando uno dei loro cellulari per vedere le foto delle vacanze, da poco terminate.

(Probabilmente quelle al Barbados. Quelle con il body surf.)

All’improvviso, però, la moretta che ama la maestra d’arte e la relativa madre che (forse) ha fatto snorkeling in Polinesia si accorgono di dover raggiungere la porta d’uscita perché siamo in arrivo a Spagna (e come te sbaji? Poi uno dice i clichè…). Così la piccola, guardando l’amichetta bionda che rimarrà a bordo ancora per un po’, si accomiata sorridendo: “Ciao Carlotta, ci vediamo domani a scuola!”

“A domani!”

“Ora che scendo…” le chiede, tentando per l’ultima volta di stuzzicare la vena affettuosa e apparentemente inesistente dell’altra. “…mi saluti con la mano dal finestrino?”

“Certo!” Dice l’altra.

Che, però, in barba alla benevola promessa un attimo dopo si gira a parlare con la madre e non lo fa.

Né con la mano, né con il piede, né con la testa.

In pratica, col cazzo.

(Questo racconto è stato scritto a quattro mani con mio marito Giuliano P. che – by the way – è anche il web designer di questo sito e di tutto il progetto “Giulia sotto la metro”.)