È estate e fa caldo: quando arriva questo momento dell’anno, si sa, i mezzi saranno anche più vuoti, ma i soggetti che li riempiono possono risultare ben più fuori di testa di quanto già accada in inverno.
(Che comunque non è poco, eh.)
Nella fattispecie, nel vagone in cui mi trovo questa mattina siamo io, uno sparuto gruppetto di turisti francofoni e due signore di mezza età che conversano fitto fitto e in maniera particolarmente amabile.
Mi sto giusto apprestando a cercare di capire cosa stiano dicendo per il semplice e infantile gusto di farmi una forchettata di fattacci loro, quando – poveri malcapitati i francofoni che devono assistere – a bordo irrompe un tipo di una settantina d’anni, che potrebbero anche essere cinquanta portati molto male.
E che non sta per niente bene.
“Ve possino caricavve a tutti!” Esordisce con l’aria di chi se la sta per prendere con la pioggia, il governo ladro e pure con la mezza stagione. “Alle banche, ai politici e pure a voi… giovani demmerda co’ sti cellulari dercazzo.”
Chiarissimo.
Tanto che non ci sarebbe bisogno del proseguimento della filippica, incomprensibile (e dunque irraccontabile) a causa di un evidente mix di sostanze poco raccomandabili che il tipo deve aver recentemente assunto anche se non era proprio il caso.
Lui, però, la filippica la continua lo stesso in una sorta di monologo interiore, volgare e sconnessa… ma forte di quell’efficacia che solo gli sfondoni ai danni della Santissima Trinità sanno garantire. Ed è lì che una delle due signore ha un’intuizione niente male, che pensa bene di comunicare immediatamente alla sodale in camicia di lino e shopper floreale.
“Ah, vedi… i giornali non l’hanno detto ma oggi è il giorno in cui hanno fatto uscire tutti i matti dal manicomio!”
Al che, l’altra – coinvolta e in stato di apprensione – seriamente ribatte: “Ma che, davvero? Oh signore, allora dobbiamo cercare di metterci in salvo!”
“Dammi retta” chiosa la prima. “Secondo me è troppo tardi: ci avranno pure provato, ma guardati intorno… mi pare chiaro che so’ arrivati tardi e je so’ scappati tutti.”
Sante parole, signo’.
E mi raccomando: chi è senza peccato, scagli la prima pietra… se j’aregge.
(Tratto da una storia realmente accaduta alla mamma di Valentina B., lettrice di “Giulia sotto la metro”)