In questo speciale racconto della serie #siamotuttigiulia, riportiamo la versione integrale dell’articolo che Valeria Scafetta, la direttrice di MapMagazine – il giornale per cui scrivo – ha scritto domenica 6 febbraio 2012 su Roma che verrà, il quotidiano online da lei diretto all’epoca. Parla di un aneddoto piuttosto famoso relativo alla nevicata di quell’anno e (abbiamo scoperto recentemente!) riguarda uno dei nostri lettori più fedeli, Pietro D. Quindi, ringraziando l’autrice e il protagonista che mi hanno autorizzato a riproporlo su queste pagine, vi auguro una buona lettura!
Venerdì sotto la neve, mentre imperversava la bufera sulla capitale, molti mezzi pubblici sono stati costretti a fermarsi e a lasciare a piedi i passeggeri. Senza catene e impossibilitati a transitare sulle strade ghiacciate della città, gli autisti si sono arresi e sono rientrati nei depositi. C’è però chi ha sfidato le calamità e con un gesto, in maniera inconsapevole, ha risollevato l’immagine della categoria.
Pietro Di Simone ha preso la sua vettura e sabato all’alba e ha sfidato la neve.
Qual era la linea? La neo battezzata Bufera nun te temo.
Li abbiamo visti mangiare, telefonare riuscendo a guidare con i gomiti, fermarsi al bancomat a prelevare lasciando la vettura in seconda fila durante il servizio. Gli autisti ATAC negli ultimi mesi sono balzati agli onori delle cronache per comportamenti e prassi non proprio encomiabili. Serviva un gesto per risollevare la categoria e lo ha fatto Pietro Di Simone, in servizio dal 1999: sabato ha sfidato la neve che ricopriva la città e, con la sua vettura, ha cominciato il suo turno.
Prima di partire, però, ha cambiato il numero alla linea: non più 200, ma Bufera nun te temo.
“La frase ormai famosa mi è venuta da quello che mi aveva detto l’ispettore della gestione quando sono arrivato al deposito: Ma ndo vai co’ sta bufera? Gli ho risposto: Bufera nun te temo. Poi ho ho avuto l’idea di scriverlo sulla tabella del bus (cosa che non si potrebbe fare ma, dato il momento, non è importato nulla)”.
Il turno di Pietro, sposato e papà di due figli, iniziava alle 03.30 con un giro riservato al personale fino alle 04.35, poi in servizio fino alle 05.30 con la linea 200 da Prima Porta Stazione.
“Abitando vicino al deposito, sono stato agevolato: la sera prima avevo lasciato la macchina lungo la strada in previsione della neve. Voglio credere e so che molti colleghi non hanno potuto lavorare, perché vengono dai dintorni di Roma e quindi erano impossibilitati a muoversi.”
Pietro è convinto quindi di non aver fatto nulla di eccezionale, eppure c’è chi ha fotografato l’indomito 200 che fendeva la neve e quell’immagine ha cominciato a girare su siti e blog.
“Mentre ero in servizio, giunto a Corso Francia, un passante mi ha fatto la foto e l’ha messa in rete. Io di foto ne avevo fatte un paio, ma erano per me, come ricordo: non le avrei condivise se non con i miei amici. Mi ha un po’ sorpreso tutto questo clamore, in fondo non sento di aver fatto nulla di speciale, ma i complimenti che sto ricevendo mi fanno molto piacere; di solito si ricevono insulti e maledizioni e devo dire che la gente che saliva sul mio bus, leggendo quella scritta, una risatina se la faceva.”
Nessun rimprovero, presa in giro o invidia da parte dei colleghi, né richiami dall’azienda, anzi: il coraggioso autista ha rischiato imprevedibili promozioni.
“Sto ricevendo molti attestati di stima anche dai colleghi; per la categoria è stata una buona pubblicità, dopo i fatti del video scandalo. Addirittura, ieri il mio capodeposito (Grottarossa Ndr) ha detto che mi avrebbe proposto alla direzione per un encomio. Strana la vita, eh?
Uno fa il proprio dovere per tanti anni, poi basta una foto e tutti si accorgono di quello che fai. Ma mi piace, meglio che se ne parli nel bene piuttosto che nel male.”
E se, come prevedono, venerdì dovesse tornare la neve?
“Se rinevica, scrivo: Bufera nun te temo e riparto!”