Suscitando lo stupore di numerosi conoscenti, per questa estate 2018 ho deciso di andare a trascorrere qualche giorno di vacanza a Milano. Prendetela come un’esperienza socio-antropologica – ho spiegato a chi me ne chiedeva la ragione – vado per vari motivi, ma soprattutto vado per vedere come si viaggia su una metropolitana che funziona.
(In effetti, a quel punto nessuno si è più sentito in dovere di alzare il sopracciglio.
E, in effetti, sin dai primi momenti del mio soggiorno penso di aver avuto un’idea sensata.)
Il primo tragitto che compio è quello che dalla Stazione Centrale mi porterà dapprima alla fermata di Moscova per incontrare un amico e poi a quella di Zara, dove farò base per i prossimi sette giorni: in pratica, quindi, prima linea verde per tre fermate, scendo-risalgo, dopodiché ancora linea verde per una fermata e infine linea lilla per due.
Già soltanto la facilità con cui riesco ad acquistare i biglietti, permettendomi il lusso di scegliere tra un più di un distributore automatico funzionante e senza gente in fila davanti, con la carta di credito e in meno di un minuto, mi fa sentire un essere umano migliore.
Il mio benessere psico-fisico aumenta gradualmente mentre mi rendo conto che:
1. Nella zona di collegamento tra la stazione e la metro ci sono dei bagni super organizzati (e anche super puliti) con tornelli e porte scorrevoli, davanti a cui le persone fanno la fila in maniera composta e ordinata.
…E per fortuna, perché solo a guardarli dall’emozione mi scappa la pipì.
2. Per essere le sei del pomeriggio di un giorno lavorativo, il livello di affollamento delle banchine e dei vagoni non è semplicemente vivibile.
…È erotico.
3. Anche dovendo muoversi su quattro linee, attività che per chi viene dalle limitate prospettive della metro capitolina potrebbe risultare quantomeno impegnativa, ci sono talmente tanti cartelli e tante mappe che perdersi è impossibile.
…Persino per una di Roma.
4. Proprio come i libri, qui a Milano non bisogna mai giudicare tabelloni elettronici dalla copertina. Quando arrivo sulla banchina della linea lilla alla fermata Garibaldi, leggo infatti che il prossimo treno arriverà tra ben sei minuti e già mi sento un po’ a casa. In realtà, però, dopo neanche un minuto e mezzo vedo il convoglio arrivare e avverto immediatamente una grande soddisfazione.
…un po’ come quando al ristorante ti dicono che non c’è posto, però tu vedi delle persone alzarsi e uscire nello stesso istante.
5. È proprio vero che l’istruzione può fare la differenza. Alla seconda fermata del mio secondo viaggio in metro di questa vacanza – la stazione è Isola, per la cronaca – vedo entrare un senzatetto (fossi stata a Roma lo avrei probabilmente definito zingaro o barbone, ma qui a Milano non sta bene… ne sono sicura). Si piazza nel bel mezzo del vagone e si appresta all’arringa volta a farci aprire il portafoglio per dargli una mano. Mi preparo a fare un’analisi comparata tra la sua esposizione e quella, ormai leggendaria, della ben nota zingara della metro A ma sono costretta a fermarmi subito per manifesta superiorità di campo: quest’uomo usa i congiuntivi e la consecutio temporum.
…a buon bisogno verrà da via Montenapoleone o giù di lì, quindi che stamo a parlà?
6. Le banchine sono sempre silenziose, perché le persone se ne stanno composte ed educate per i fatti loro, chini su cellulari, libri o giornali. Solo un suono riecheggia un po’ ovunque: l’altoparlante. Chiacchiera, chiacchiera in continuazione e ti spiega tutto, anche quello che a me sembra un po’ ovvio e trascurabile. Ti dice di allontanarti dalla linea gialla, ti dice di tenere la destra sulle scale mobili, ti dice di stare attento al portafogli, ti dice persino di cedere il posto a sedere alle persone in difficoltà. E in più te lo dice con una voce talmente tanto compita e suadente, che in breve mi convinco: la signorina è una doppiatrice e – più che leggere – questi annunci li recita.
…altrimenti come si spiega la totale calma e serenità con cui evacuiamo la stazione di Zara per un allarme bomba improvviso che il giorno successivo è finito anche sui giornali?